la
treccia dell'Azienda Paladino
Metodiche
di lavorazione
Al latte bovino, crudo, viene aggiunto siero
"zizza" derivante dalla cagliata del giorno
precedente; il tutto viene posto in una caldaia
d'acciaio e viene portato ad una temperatura di 35° -
40° aggiungendo successivamente caglio nella quantità
necessaria. In 30 - 35 minuti la cagliata raggiunge la
consistenza ottimale per permettere la rottura della
stessa con lo spino, quindi si lascia riposare per 5
minuti raccogliendo la pasta con le mani che viene
messa in un recipiente d'acciaio più piccolo.
Il
siero, portato ad ebollizione, viene messo un pò alla
volta sulla pasta raccolta precedentemente fino a
ricoprirla interamente. Tale composto viene lasciato
riposare per circa 3-4 ore affinchè la pasta maturi.
A questo punto la pasta viene tagliata a strisce
sottili di circa mezzo centimetro di spessore che
vengono messe in una bacinella d'acciaio versandovi
sopra, delicatamente, acqua bollente fino a ricoprirle
interamente. Con un cucchiaio di legno si
rimesta il tutto in modo tale da amalgamare la pasta,
facendola diventare un unico pezzo. Tenendo sempre la
pasta nell'acqua calda, la si lavora formando tanti
fili tondi di circa 1 cm di diametro, passandoli poi
in acqua fredda e lasciandoli per 10-15 minuti, in
modo che gli stessi assumano consistenza. I fili di
pasta vengono poi passati in un altro recipiente con
acqua, in precedenza salata, bollita e fatta
raffreddare, restandovi per circa 20 minuti.
Successivamente, tolti i fili dall'acqua e posti su di
un tavolo ricoperto con una tovaglia di cotone, si
procede alla formazione della treccia. Il prodotto può
essere consumato subito oppure dopo 6-7 giorni.
Materiali
e attrezzature per la preparazione
Contenitore di rame stagnato "caccheve",
arnesi di legno per rompere la cagliata e lavorare la
pasta "menatora" e "menatura",
attrezzo per la lavorazione del prodotto "recole",
tovaglie di cotone "tumbagne".
Locali
di lavorazione. conservazione e stagionatura
La
preparazione e la lavorazione del prodotto avviene in
ambienti che rispettano le vigenti norme
igienico/sanitarie, conservando la presenza del camino
con alimentazione rigorosamente a legna. La treccia,
per esprimere il più alto grado di qualità, deve
essere avvolta in panni di cotone e girata su ambo i
lati per assicurare l'uniformità della colorazione e
della consistenza finale.
Elementi
che comprovano la tradizionalità
Cenni storici
Il prodotto costituisce. Un alimento di alto valore
simbolico, nella festività della Madonna
dell'Incoronata che ricorre l'ultimo sabato di aprile.
La treccia viene utilizzata ancora oggi, messa a
tracolla, come ornamento per i pastori e per gli
animali che ricevono la benedizione del Santo Patrono
"S. Giacomo", rito finalizzato ad un buon
auspicio dell'andamento delle produzioni agricole e
zootecniche di cui la treccia ne costituisce il
simbolo e la sintesi. Il rito, brevemente descritto,
è decantato, nei primi anni del novecento, in una
poesia in dialetto del poeta Don Raffaele Capriglione.
Referenze
bibliografiche:
Feste popolari a Santa Croce di Magliano - Giovanni De
Vita 1990.
"U luteme sabbete d'abbrile" Antologia
poetica cit., pp. 113-127 - Raffaele Capriglione
(primo '900).
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